giovedì 26 febbraio 2015

Giogo ed eros

Vorrei che finisse al più presto. Vorrei che i dubbi, le paure, la frenesia si dissolvesse in un battito di ali. Vorrei la morte immediata. Libertà. Sono una schiava. Sguardi affamati profanano il mio corpo sacro. Ero destinata a una dea, adesso sono meno di nulla in mano a un romano di cui ignoro la volontà. Si chiama Lucio e non so altro di lui. Mi ha salvata dalla brama dei suoi soldati e mi ha destinata a sé. O forse dimenticata in una angolo. 
Sento il suo sguardo. È prigioniero come me. Era un nemico della mia tribù, adesso riesce solo a destinarmi sguardi di odio e disprezzo.
È legato come me a una gabbia, in attesa di un destino di cui ignoriamo tutto. Dovrei odiarlo eppure sento il suo dolore, l'ingiustizia per la nostra situazione, il desiderio di libertà e vendetta.
Lo guardo e i suoi occhi feriscono nell'oscurità.

Lucio è tornato. Ci fissa compiaciuto, un sorrisetto misterioso illumina il suo volto. Vorrei leggere nei suoi pensieri. Il suo sguardo vaga dall'uno all'altro. Siamo sporchi, puzziamo come animali eppure lui sembra ammirarci come statue pagane.

"Sarai presto la sua sgualdrina" biascica il guerriero non appena Lucio lascia la prigione.
È la prima volta che mi parla da quando siamo stati imprigionati.
"Aiutami a morire."
Mi guarda sconvolto ma per la prima volta scorgo rispetto nei suoi occhi di ghiaccio.
"Sarei maledetto dagli dei se profanassi il tuo corpo."
Scivolo sulla parete fino a sedermi, un rumore metallico segue ogni mio movimento.
"Perché siamo qui? Perché noi due?"
"Perché siamo insieme? Non lo so. Tu sei destinata al suo piacere, io al sollazzo dei romani."
Tremo all'idea del suo corpo statuario squartato in un'arena.In fondo il mio destino è felice rispetto al suo.
"Sei giovane per morire" sussurro.
"E tu sei troppo preziosa per finire nel suo letto".
Una risata sarcastica rompe il silenzio. Si sta burlando di me.
"Perché mi disprezzi? I nostri popoli sono nemici, ma adesso il tuo odio è assurdo. Non è con me che dovresti avercela. Non siamo nemici e io avrei bisogno del tuo conforto."
"E a che cosa servirebbe? Non ti odio, Kendra. Il disprezzo è verso me stesso, per queste catene e per l'impossibilità di difendere ciò che è sacro a Freya."
"Conosci il mio nome e sai che sono una sacerdotessa di Freya. Dimmi almeno chi sei?"
"Aedh."

Sappiamo che il nostro destino si compirà al più presto. Siamo giunti nella casa di Lucio all'alba e separati dopo tanto tempo. Forse non rivedrò più Aedh e mi dispiace. Ho imparato a conoscere il suono della sua voce, le inflessioni di rabbia e di sconforto. Vorrei conoscere la sua passione, il suo corpo. È l'ultimo desiderio che ho per aggrapparmi alla vita.
È strana la vita. Non avrei mai potuto conoscerlo. L'inimicizia tra la nostra gente e il mio ruolo ce l'avrebbero impedito. Forse avrei potuto ammirare la sua bellezza da lontano e poi rammaricarmi per l'ingiustizia a cui i miei familiari mi hanno relegato.
Trascorro la giornata chiusa in una stanza. Al tramonto una serva mi accompagna in un luogo con una grande vasca. Mi spoglia e mi aiuta a lavarmi. Non potrei stare meglio dopo tanto tempo eppure dentro di me tremo perché so che sarò maledetta.



Indosso una veste candida, i miei capelli colore del rame sono lucidi e profumati e scendono come un manto sulle mie spalle.
Mi conducono in una sala vuota. Vi troneggia un letto e ai piedi di questo vi è un triclinium. La serva mi fa segno di accomodarmi.
Poco dopo la porta  si apre e sento i muscoli del ventre contrarsi per la trepidazione. Non è Lucio e quasi tremo di sollievo alla vista di Aedh.
Ci fissiamo a vicenda senza parlare, ma sento i suoi pensieri nei miei. Non c'è più nulla dell'essere lurido della cella. I suoi capelli, colore del grano maturo scendono fino a lambirgli i fianchi, coperti appena da una corta tunica bianca. Il suo petto è lucido di olio, i muscoli guizzano sotto la pelle liscia, perfetta.
Lascia il mio sguardo e osserva la stanza. Il grande letto, il triclinium, un tavolo imbandito di frutta. Si avvicina a una brocca, la prende in mano, l'annusa.
"Vino" dice. Le labbra piegate per il disgusto.
"Sai nulla?"
Muovo la testa in diniego. Lo sguardo di entrambi scivola sul letto. Non è difficile comprendere a che cosa possa servire. La domanda riguarda piuttosto di chi diventeremo trastullo.
Il cuore mi si stringe al pensiero di lui. Un fiero guerriero che dovrà piegarsi alle voglie perverse di un uomo che sta affamando e decimando la nostra gente. Leggo nel suo sguardo che avrebbe preferito morire sotto i colpi di un gladiatore piuttosto che perdere la propria dignità.
Il rumore della porta che si apre ci distoglie dalle riflessioni lugubri.
Una donna entra e ci osserva deliziata. Dietro di lei scorgo Lucio.
Si avvicina e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui ride. Un suono roco che giunge fino a me come se avesse attraversato il pavimento e fosse salito fino al mio corpo.
La donna fa qualche passo verso di noi. Mi viene vicino. Tocca i miei capelli, mi sfiora le braccia, poi si rivolge a Aedh ed è come se non riuscisse a distogliere lo sguardo dal suo.
Pronuncia delle parole rivolgendosi al romano, sembrano di apprezzamento.




Lucio siede sul triclinium e le versa da bere in una coppa. Sento Aedh e la sua freddezza. Mi auguro che non decida che sia il momento giusto per la vendetta. Mi sembra di leggere nei pensieri della donna. È bruna, con una corpo sinuoso e al contempo florido. Gli occhi neri brillano di malizia e suggeriscono pensieri di delizie. Non so come sia giunta qui ma sento dentro di me che è il posto giusto per me. So che non proverò dolore, al contrario un piacere sconosciuto e inconfessabile.
Tocca Aedh su un braccio, ne saggia il muscolo forte e gonfio. Ride deliziata. Scorre le sue mani sul torace liscio, sui muscoli scolpiti del ventre, sull'erezione che prepotente lo coglie.
C'è un odore nuovo nell'aria. Aumenta i battiti del mio cuore, è eccitante ed improvvisamente sento una tensione al ventre, la parte più nascosta di me umida. Vorrei che fossero le mie mani a toccarlo. Mi lecco le labbra senza volerlo.
La donna mi prende per mano e mi porta dinanzi a lui. Adesso la mia mano è sul petto di Aedh coperta da quella sottile della romana, che mi guida con movimenti leggeri. Mi sussurra parole incomprensibili all'orecchio, forse dei suggerimenti. Alzo lo sguardo su Aedh. Ha il respiro corto, le pupille dilatate e le iridi sembrano scurirsi. La mia mano è libera, risale sulla sua gola, segue la linea della mascella, solleticata dalla barba che sta crescendo. La donna gira lenta intorno a lui. Allenta i lacci della tunica sulla spalla e la stoffa cade in avanti lasciandolo seminudo. È alle sue spalle adesso e a mani aperte percorre la superficie della schiena.
Lucio rimane seduto sul triclinium interessato allo spettacolo.
"Goditele, Aedh. Non tutti gli schiavi sono fortunati come te."
Gli risponde con un'occhiata carica di odio e sospetto.
L'uomo ride. "Non mi interessano i bei guerrieri, stai tranquillo. La mia unica ricompensa sarà la sua verginità. E non preoccuparti neanche per lei, prima che giunga l'alba sarà lei a supplicarci di liberarsene."
"È una donna consacrata".
"Anche Flavia, lo era. Ha scelto la libertà di godersi la vita. Se farete ciò che vi chiederemo, alle prossime calende sarete liberi di tornare a casa o di rifarvi una vita."
Incontro i suoi occhi. Noi non abbiamo libertà di scelta, ma rimane la speranza..
Flavia gli bacia la schiena. Lo lecca, lo assaggia e lui geme.
La imito. Ha un sapore vagamente salato, eccitante. La mia lingua lambisce le linee del suo addome. Adesso Flavia è vicina a me. Finisce di spogliarlo e mette in mostra il suo membro, eretto. È grosso e arrossato in punta, vergato da linee violacee in cui scorre la vita. Alla base affonda su peli di un biondo più scuro rispetto ai capelli. La sua bellezza commuove, il suo vigore ammalia.
Flavia lo spinge verso il letto e trascina me con lui. Mi distendo accanto a lui, continuando a carezzarlo e baciarlo sul petto.
Flavia si inginocchia e la sua asta sparisce dentro la bocca di lei. Mi guarda negli occhi mentre lo fa, poi me lo offre. Lo assaggio con la lingua e un'ondata liquida torna a bagnarmi. Incontro la lingua di lei, mentre lo assaggiamo. Aedh geme e si contorce in attesa della soddisfazione. Lei si raddrizza, poi costringe anche me a sollevarmi.
"Distenditi, Kendra" ordina Lucio.
Appoggio le mie spalle sul letto accanto a Aedh.
"Spogliala"
Aedh e Flavia lavorano su di me. Sono nuda ma non sento freddo. Anzi la mia pelle sembra bruciare di attesa.
Flavia è sui miei seni. Li lambisce con la bocca, la lingua, li pizzica con i denti. Mi sembra di impazzire dal piacere e dalla vergogna.
"Leccala"
Un altro comando di Lucio che Aedh si affretta a esaudire. Il suo viso sparisce tra le mie gambe e un fuoco infiamma le mie viscere. Qualcosa di insopportabilmente piacevole cresce dentro di me. Qualcosa che conosco nei miei sogni, nei risvegli affannosi dopo lotte immani con demoni potenti e lussuriosi.
Sembra essere nato per farmi questo. Lucio finalmente si alza. Raggiunge il letto, alza la veste di Flavia e inizia a massaggiarle il sesso mentre  lei si dedica al mio corpo. La sento gemere sulla mia pelle. Lucio si spoglia. Ha un'erezione potente, scura rispetto a Aedh, non meno desiderabile. Vorrei conoscere anche il suo sapore.
Dà qualche pacca vigorosa al sesso e alle natiche di Flavia. Lei urla di piacere e dolore, poi infigge il suo fallo dentro di lei. Ondeggia su di me, spinta dai colpi vigorosi di lui.
"Lascia Kendra. Riempile la bocca mentre viene."
Rimango in disparte a guardarli. Tre corpi ondeggianti tra gemiti e sospiri. Flavia urla sopraffatta dal piacere.
Lucio esce dal suo corpo, il membro lucido degli umori della romana. Presto è nella mia bocca. Non provo disgusto per quel sapore insolito. Voglio solo che la frenesia che mi attorciglia le viscere sparisca.
"Non ha finito, Aedh. Vuole che tu la sfondi dietro. Vuole questo dai suoi schiavi. Un fallo giovane e instancabile che la sfianchi fino a perdere i sensi."
Flavia si allontana dal letto e prende un'ampolla. La porge a Aedh, lui la fissa senza capire.
La donna sorride, poi gli mostra cosa fare. È seduta sul letto carponi. Si libera dei vestiti. Ha un corpo pieno con grandi seni e la vita stretta. Ricomincia a ondeggiare sotto i colpi di Aedh. Si unge le dita e si accarezza il sesso mentre lui colpisce sempre più forte e a fondo.
Lucio si dedica al mio corpo. Lo percorre di baci e carezze come avevano fatto in precedenza Aedh e Flavia, tornando a infiammarmi la pelle.
"Sei uno splendido fiore, Kendra. E io voglio coglierlo, voglio dissetarmi del suo nettare fino a ubriacarmi."
Sento le dita dentro di me. Disegnano dei piccoli cerchi. Mi unge con una sostanza oleosa e profumata. Sento la punta del suo fallo che mi si sfrega contro. Poi è dentro di me, mi tende allo spasimo. Urlo dal dolore. Mi accorgo che Aedh e Flavia hanno terminato. Lui ha un'aria rilassata, lei ha la pelle del viso arrossata e gli occhi luminosi.
Lucio inizia a muoversi lentamente dentro di me. I colpi aumentano gradatamente. Il desiderio monta come un'onda. Vorrei farlo durare all'infinito, ma rischierei di impazzire. Qualcosa si spezza in un piacere liquido, che si ripercuote in ogni parte di me. Lucio ringhia sul mio collo, poi con un urlo strozzato si allontana da me e un liquido mi inonda a flutti sul sesso e sul ventre. Il cuore sembra impazzito nel mio petto come se avessi corso a rotta di collo lungo la brughiera. Flavia si inginocchia su di me e mi pulisce con la lingua. Quando mi sfiora il sesso un'ondata di piacere torna a stordirmi.
Vengo di nuovo urlando.
Siamo tutti e quattro distesi sul grande letto. Guardiamo il soffitto e attendiamo di riprendere fiato.
Striscio verso Aedh fino a che le mie labbra sono sul suo orecchio.
"L'alba è lontana, mio bel guerriero".
Lui mi guarda e sorride.